MUSICA COME VETTORE IDEOLOGICO-POLITICO
Il discorso di fare musica per trasmettere idee, sentimenti, emozioni, presenta grossi limiti se considerato dal più diretto dei punti di vista. Un testo di venti, trenta righe al massimo inserito in un pezzo di un minuto e mezzo, potrà mai diventare il veicolo più adatto per esprimere un oceano sconfinato di pensieri ed emozioni, …saprà essere un quadro che riproduce fedelmente, seppur con pochi e decisi tratti, ciò che di più interiore una persona racchiude, vive, filtra, muove? Viene facile rispondere che una canzone rappresenta niente di più che un piccolo contenitore per qualcosa di …estremamente incontenibile, variegato, illimitato, espandibile, inesprimibile, ed è come se mancasse un tratto comune a due forme di “linguaggio” completamente dissimili.
Un testo non è altro che un filtro emozionale, un riassunto istantaneo di più proiettili impazziti e ciechi sparati entro un corpo nero, riflessi, vomitati, dispersi e ripescati, con traiettorie che s’incrociano, si sfiorano, esplodono le une sulle altre, si sommano, percorrono istanti. La sintesi di un’idea…ed è questo l’aspetto più riduttivo di qualsiasi accatastarsi di parole e concetti entro un testo…di ciascun tentativo di “trattare un argomento attraverso la musica”.
La spinta a scrivere è però legata al desiderio di comunicare, al bisogno di far traboccare ciò che ribolle dentro, all’istinto e al naturale filtro che si interpone tra il respiro ed il…respiro successivo.
Non si ferma ad un pezzo di carta e a qualche traccia d’inchiostro. Accordi, distorsioni, rumore… musica come vettore ideologico e politico … musica per vivere il quotidiano nel quotidiano, per tutto ciò che assume profilo e convinzione d’essere, …musica entro un contesto in cui poter comunicare, incontrare, approfondire, dibattere, ascoltare, esprimere, rivalutare, agire …musica per respirare.
Parole come punto di partenza, come strumento di condivisione, di costruzione …sensazioni, paure, rabbia, amicizia, passione, coerenza, volontà di scegliere la propria esistenza, creando nuovi rapporti e legami, acquisendo giorno per giorno la consapevolezza di essere in tanti ed ovunque a voler realizzare lo stesso sogno…la stessa utopia, mettendo in discussione ogni valore assoluto, ogni stabile certezza, ogni forma svuotata e meccanicizzata dalla consuetudine.
Da qui la scelta assoluta e naturale di suonare solo in posti indiscutibilmente compatibili ed affini da un punto di vista ideologico, il rifiuto netto di esibizioni in cui la musica diviene oggetto e forma, sterile spettacolo del consumo indotto, elemento di non comunicazione politica, di facile profitto, …lontani da tutto ciò che rende la musica protagonista, funambolo dell’inessenza motivata.
Sensazioni ed idee non si vendono, così come non si può prostituire il mezzo con il quale ci è più semplice trasmetterle.
Non c’è lucro nella disperazione, non c’è profitto nella rabbia, non c’è compenso che possa valere una qualsiasi emozione in movimento.